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Il Talento Invisibile: Cosa cerco davvero nelle Persone

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Parliamo di talento, talento e talento nascosto.
Ciao, sono Ottavio Corali, oggi parleremo del talento e soprattutto dello scoprire il talento nascosto.

Tantissimi anni fa ho lavorato su un paradigma diverso rispetto a quello che avevo imparato, mi veniva spiegato in tante aule di formazione, che era scoprire le aree di miglioramento, di coloro i quali lavoravano con me avrebbero dovuto lavorare con me per colmarle e farli lavorare al meglio, che se ci pensiamo è anche corretto da un punto di vista formativo, etico e quant'altro. Ma nel corso del tempo mi sono reso conto, ma su me stesso, che se ho un'area di miglioramento non è detto che a me interessi colmarla, o peggio ancora, che vada contro una mia caratteristica, una mia natura.
Per anni a scuola ho cercato di spiegarmi la matematica, non mi va in testa, quindi è perfettamente inutile che continui a insistere sulla matematica perché non ce la faccio, non c'ho voglia, non è nelle mie corde.
Allora ho imparato sulla mia pelle, sperimentandola, lavorando con tanti colleghi nel tempo, ma anche già in fase di selezione, quando li acquisisco e voglio e vorrei che entrassero nella mia struttura, a lavorare sui talenti, ovvero sulle cose che ti vengono meglio.
Facile? Si parte da un punto fermo comunque professionale e credo sia trasversale in ogni attività, che sia manageriale, di vendita, di rapporto con le persone. Banalmente, ma non tanto banalmente, l'ascolto. Devo ascoltare le persone, devo guardarlo, devo studiarlo con sempre estrema positività e serenità.
Siamo esseri umani per cui chi non ragiona come noi inizialmente non ci piace, ed è perfettamente inutile che cerchiamo di negarcelo. Non ragiona come me, è una bestia diversa da me, non mi piace, di primo acchitto non mi piace. Magari poi uno di successo come te, come me, mi sta ancora più antipatico.

No, allora qua bisogna fermare le bocce sul campo, come si dice, e stare attenti alle persone che ho di fronte. Dov'è che è bravo? Che cosa gli piace fare? Che cosa gli viene meglio? E, ancor più complesso, cosa posso fare per migliorare quel talento, quella sua naturale tendenza ad essere fantastico nella relazione. E io magari non sono tanto bravo, allora mi potrebbe scappare di invidiarlo un po' e quindi gli gioco contro. No, la sua area di miglioramento è imparare meglio come si spiegano i prodotti.
No, se il suo talento è la relazione, lavoriamo su quello, vediamo come supportarlo su quello, vediamo dove mi porta, vediamo come fargliela capitalizzare commercialmente ai fini di migliorare le sue prestazioni commerciali. Magari non ci ha mai pensato, magari non lo ha colto questo aspetto. E vi posso garantire, se mi passate il termine garantire, che funziona davvero.
E dove lo vado a misurare? Col sorriso che mi arriva dalle persone, con la voglia che hanno di essere in aula con me o di partecipare a dei momenti di confronto dove si parla di lavoro, dove si costruisce un business plan, ma sulle cose che ti piace fare, sulle cose che ti vengono meglio.
Non è che le altre le debba lasciare indietro e quindi le cancello. No, certo, il minimo sindacale per sapere come si fa e come si lavora. Ma se riesco a creare un ambiente dove poi i talenti diversi riescono volentieri a unirsi, a stare insieme, confrontarsi e passarsi, scambiarsi l'un l'altro il valore del proprio talento, voi vedrete, se coordinate dei gruppi anche complessi, che ci sarà la voglia di stare insieme, la voglia di trasmettersi che cosa sto facendo bene e mi viene bene. E allora ci sarà la curiosità di dire all'altro collega, non a me che sono il leader del gruppo, ma al collega e lì come leader ho vinto, com'è che fai a spiegare quel passaggio tecnico che a me non viene. E allora imparerà da solo e con piacere anche ad adattare la spiegazione di quel passaggio tecnico alla propria natura.
Ma lo affronterà, lo farà e non sarà più una fatica, ma sarà davvero un piacere del lavorare insieme e colmare quelle che tanti anni fa mi dicevano individua le aree di miglioramento.

No, deve essere la persona che lavora con me che da solo deve venire a dirmi ma vorrei capire come si fa a fare quella cosa là che non riesco mai a fare. Ok, e allora il mio lavoro sarà molto più semplice perché avrò sempre persone motivate e che mi chiederanno come si fa a fare.
Certo, io devo essere pronto a supportarle, avere la voglia di supportarle e se hai un ruolo manageriale come ho io, anche se non mi piace tanto magari quella cosa, ma me la devo far piacere e anzi la devo imparare meglio degli altri. Ed è comunque una bella esperienza perché rimane un'esperienza di crescita, di sviluppo personale, di sviluppo professionale, il piacere del confronto con i colleghi e con tanti colleghi bravi. Allora chiedo a loro, soprattutto quando ancora non li conosco bene, che cosa è che ti piace fare di più.
Che cosa? Se ti metto su una scrivania una spiegazione tecnica, una spiegazione relazionale, un aspetto diverso, da dove partiresti? E lì capisco che cosa gli piace di più, perché torno sempre là, siamo esseri umani, per cui sulla scrivania sposto sempre quella cosa che mi vedo un po' costretto a fare, so che va fatta, ma se riesco a rimandarla il più possibile, spesso lo faccio. Poi faccio il contrario, se non mi piace la faccio subito, così mi tolgo il pensiero, ma questo è un altro tema. Scoprire il talento quindi è un esercizio mentale fantastico che ci impegna ed è tutto basato sull'ascolto.
Scoprite il talento, fatelo notare al vostro collaboratore e troverete, passatemi il termine, troverete un amico, troverete un alleato, troverete colui il quale volentieri porterà anche agli altri colleghi il valore della propria attività, il valore del proprio saper fare. Sarà anche gratificato nel farlo, quindi si creerà ambiente, si creerà squadra. Avrete davvero una squadra, ovvero un gruppo di persone che, pur ricoprendo ruoli diversi, fatemi dire, ognuno farà bene il proprio ruolo e alla fine si vince tutti.
Si uscirà con un obiettivo comune che è quello di far bene e di crescere nel rispetto ognuno del proprio ruolo, senza prevaricazioni, senza fare la gara a chi è il più bravo. Saremo tutti bravissimi, sereni nel rispetto di quello che ci piace fare. Nel nostro ruolo manageriale, quindi, e mi ripeto, l'esercizio fondamentale per far crescere in maniera sana una squadra è quello di scoprire il talento.
E allora davvero, a quel punto, non sarete e non dovrete mai essere il capo, non dovrete mai usare l'autorità del ruolo, ma vi verrà riconosciuta quella che è il punto di arrivo di un manager, secondo me, ovvero l'autorevolezza del ruolo, perché il vostro uomo, il vostro collaboratore vi dirà mi hai saputo ascoltare e grazie per aver scoperto e valorizzato il mio talento.
Nel mio percorso professionale ho imparato che non basta individuare le aree di miglioramento di un collaboratore per aiutarlo a crescere. Serve qualcosa di più profondo, autentico e spesso trascurato: la capacità di riconoscere il talento naturale di ogni persona.

Troppo spesso nelle aziende si insiste nel voler colmare lacune, anche quando queste vanno contro la natura o le inclinazioni di un individuo. Ma il vero salto di qualità arriva quando iniziamo a osservare, ascoltare e valorizzare ciò che una persona sa fare davvero bene. Quello è il suo talento invisibile: ciò che fa con passione, con naturalezza, con efficacia.

Come consulente e manager, ho costruito il mio approccio sulla convinzione che una squadra cresce quando ogni individuo può esprimere il proprio talento. Questo richiede una leadership basata sull’ascolto attivo, sull’empatia e sulla volontà di supportare, non di correggere.

Nel video “Il Talento Invisibile – Cosa cerco davvero nelle persone”, condivido esperienze concrete e strumenti per:
  • Sviluppare la leadership empatica
  • Riconoscere il potenziale nascosto dei collaboratori
  • Costruire team uniti dove ogni talento trova spazio e riconoscimento
  • Coltivare l’autorevolezza attraverso la relazione umana, non l’autorità del ruolo

La chiave per una consulenza di valore – così come per una gestione efficace delle risorse umane – è mettere le persone al centro. Scoprire e nutrire il talento invisibile è ciò che rende un gruppo una vera squadra.