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Squadra è Identità, non Gerarchia

Leadership

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Parliamo di squadra o parliamo di gruppo? Ciao, sono Ottavio Corali. Oggi parleremo dell'importanza del creare una squadra e la differenza col gruppo.
Qual è l'obiettivo principale di un manager? È la domanda che pongo sempre nel momento in cui mi trovo in contesti di confronto con altri manager. Allora mi sento rispondere creare una squadra, far star bene i miei uomini, coordinare un gruppo. È molto semplice. L'obiettivo numero uno di un manager è cogliere un obiettivo, l'obiettivo che l'azienda gli ha dato.
Definiamolo per un attimo: budget. Non ce ne sono altri. Cambiano i modi o possono cambiare i modi. Io ne conosco solo uno. Testato e ampiamente provato nel tempo. Creare una squadra. Creare una squadra vincente. Creare una squadra vincente dove ognuno ricopra il proprio ruolo e si occupi di fare al meglio la gestione del proprio ruolo. In più, questa squadra deve sapere a che gioco giochiamo, dove vogliamo arrivare, in quali tempi e averlo condiviso.
La squadra. Anche qua spesso sento un po' di confusione. La squadra non è un gruppo. La squadra è un insieme di persone che, come dicevo poco fa, ha condiviso degli obiettivi.
Si riconosce, riconosce il talento di ognuno dei componenti della squadra e gioca una partita dove l'obiettivo è uno. Vincere insieme. Poi, se all'interno di questa squadra si crea anche un gruppo, ovvero ci piace anche andare fuori a cena insieme, bellissimo, ma i fuoriclasse non vi chiederanno mai se si va fuori a cena volentieri con il loro collega.
È bravo il mio collega? Si vince?

Io giocavo al calcio, quindi mi interessava vincere, facevo il centroavanti, mi interessava che la mezzala, allora c'era questo ruolo, fosse capace di darmi il pallone giusto, al momento giusto per fare gol e vincere la partita. Poi se diventevamo anche amici. Fantastico, bellissimo.
Allora, cosa deve fare il manager per costruire questa squadra e diventarne il leader? Perché avrà una squadra di fuoriclasse, di gente abituata a vincere. Dovrà conoscere bene i propri uomini. Bene vuol dire essere con i propri uomini, sapere anche se hanno un problema a casa. Questo è fondamentale, perché vanno rispettati, vanno conosciuti. Il famoso budget, l'obiettivo numero uno, deve diventare la conseguenza del gioco di squadra. Non si gioca per il budget, si gioca per vincere, di conseguenza andrò a cogliere quel budget. Quindi la prima cosa diventa la conseguenza di tutto il lavoro precedente. A questa squadra avrò dovuto dire, voluto dire dove li voglio portare. Quindi al leader serve visione, serve saper trasmettere questa visione, serve saper trasmettere la fiducia ai propri uomini che sono in grado di raggiungere quell'obiettivo, seguendo un percorso, un percorso preciso che va dettato, che va fatto rispettare in maniera sempre condivisa.
Rubo una frase a Maurizia Cacciatori, una delle migliori campionesse di pallavolo che abbiamo avuto in Italia e in nazionale. Il campionato, le medaglie, si vincono in allenamento, in partita si vanno solo a ritirare. Quindi quanto è fondamentale condividere, discutere l'importanza dello spogliatoio, dove ogni giocatore deve essere parte attiva nei confronti del leader per suggerire, per criticare in maniera costruttiva, per dire la sua e deve sentirsi libero di dirla, a vantaggio di tutti.
Allora in questo modo si comincerà a creare la squadra. Poi la squadra deve essere vincente. E come faccio a creare una mentalità vincente? La mentalità vincente si acquisisce solo vincendo. Allora magari si comincia da piccoli step, da step meno impegnativi, fermo restando che voglio andare da A a B. Da A a B ci posso arrivare attraverso A1, A2, A3 e arrivo a B. Allora con piccoli passi, dove vinciamo, dove li raggiungiamo, si crea la mentalità vincente. E alzerò sempre di più l'asticella perché le persone cominciano a crederci.
E soprattutto il rispetto del proprio ruolo.
Se ho il talento relazionale porterò ai colleghi della mia squadra il mio valore nel talento relazionale. Se ho talento tecnico porterò alla mia squadra il mio sapere tecnico. E ognuno si dovrà fermare nella gestione del proprio ruolo.

Torno al calcio per un attimo. Chi gioca in difesa non si deve occupare di come gioca l'attaccante. Deve occuparsi di fare al meglio il proprio lavoro. Gestire al meglio il proprio ruolo. Nel contesto della squadra. Nel contesto di un obiettivo condiviso.
Allora in questo modo si creerà, come dicevo poco fa, la squadra. E se questa squadra la portiamo ad ottenere risultati distintivi, loro stessi, la squadra stessa, verrà a chiedere al leader, al coach, all'allenatore obiettivi più importanti, più sfidanti. Perché vincere piace a tutti.
Nel nostro mestiere aumentare i portafogli, aumentare i fatturati piace a tutti. Siamo qua per questo. Dobbiamo essere così. E la fame di vittoria, mantenere la fame di vittoria, soprattutto quando si comincia a vincere, è un'altra bella complessità.
Come non far sedere i miei uomini? Facendo un'azione costante, continua di coaching anche, dobbiamo essere dei coach, per far vedere loro, toccare con mano, obiettivi sempre più importanti, senza stressarli, ma col piacere di raggiungerli. Deve essere un gioco, deve essere una sfida. Avrete dei campioni. I campioni amano avere leader vincenti. Obiettivi sfidanti, perché a quel punto l'obiettivo facile non piace, non è bello, troppo facile.
Allora ci si impegna, si lavora, si lotta per un obiettivo che ci faccia sentire i numeri uno, i più bravi. Un passo alla volta, con un lavoro costante di conoscenza del gruppo, della squadra. Cambiare anche ruoli all'interno della squadra. Perché se quell'uomo vi crederà e si è creato un link di fiducia forte, se gli chiederete un cambio di ruolo, un cambio di passo, sarà lui il primo ad accettarlo come sfida, a chiedervi come si fa e aumentare anche nei confronti dell'altra squadra, di tutti gli altri componenti della squadra, il vostro livello di autorevolezza. Perché se gli farete cambiare ruolo, saprete già come si fa, il motivo per il quale si fa. All'interno della squadra ci devono essere regole precise, comunicate, condivise, dalle quali non si deroga, per non creare precedenti.
La gestione del no, all'interno di un gruppo dove siete il leader, è fondamentale. No, motivato, ma no, non no vedremo, vedo quello che si può fare, poi proviamo, ma è colpa di qualcuno. Se una cosa non si può fare, non si è condivisa, è no.
È molto difficile la gestione del no. Molto difficile. Ma, se avete dettato, esposto le regole, e condivise con tutto il gruppo, loro si aspetteranno che vengano fatte rispettare. E, in certi momenti, il leader, voi come leader, io come leader, devo mettere da parte il cuore. Perché se è stato stabilito che c'è una regola precisa, va fatta rispettare. Allora, lì, avrete creato
la squadra vincente. Di conseguenza, avrete raggiunto, colto, quello che è l'obiettivo principale di un manager.
Perché noi manager siamo pagati per un solo motivo, raggiungere un obiettivo. A voi la scelta, con pressione, o creando una squadra?
Nel mio modo di vivere la leadership e il management, l’obiettivo è sempre chiaro: raggiungere risultati concreti, senza perdere il senso del gioco, del percorso, del valore delle persone.

In questo video approfondisco una visione che negli anni ha fatto la differenza: quella secondo cui la squadra è identità, non gerarchia. Un team vincente non è una somma di competenze, ma un sistema coeso di persone che condividono obiettivi, visione, regole e responsabilità.

Per costruire una squadra vera, non basta “andare d’accordo”. Serve:
  • una leadership capace di trasmettere fiducia e direzione;
  • un sistema di ruoli chiari, rispettati e valorizzati;
  • la capacità di creare una mentalità vincente, un passo alla volta, celebrando piccoli traguardi e ponendo sfide sempre più alte.

Il leader, in questo contesto, non comanda: allena. Sa quando essere vicino e quando mettere da parte il cuore per far rispettare una regola condivisa. Sa che la forza del gruppo nasce dallo spogliatoio, dal confronto costruttivo, dalla condivisione della meta.

In questo intervento condivido un modello pratico di gestione delle persone, ispirato allo sport ma pensato per il mondo del lavoro: dove il risultato è il fine, ma la squadra è il mezzo più efficace per raggiungerlo.

"Squadra è identità" è un invito a guardare alla leadership con occhi nuovi: più autentici, più umani, più orientati al successo collettivo.