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Il potere della discrezione nell’era della sovraesposizione

Finance

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Ciao, sono Ottavio, Ottavio Corali. Oggi parleremo del valore della discrezione, il valore della discrezione nel private banking al giorno d'oggi.
Il valore della discrezione penso sia il fattore chiave di successo per i professionisti di successo nel prossimo futuro, meglio nel presente.
Oggi assistiamo a un delirio di informazioni che girano sui social media e, soprattutto nel nostro settore, sono tutti bravissimi, siamo tutti bravissimi. Sfido chiunque a pubblicare su LinkedIn, Instagram, Facebook che io non sono bravo, sono Ottavio e non sono bravo, a differenza di quello che dicono tutti gli altri. Allora assistiamo soprattutto a esposizioni mediatiche sui numeri di quanto tutti siamo bravi e quei numeri sappiamo che potrebbero essere girati in mille maniere e quello che quel giorno risulta ultimo potrebbe essere primo. Vedo spesso sbandierare i risultati di raccolta delle società più importanti sul mercato. Potrei girare quel numero e prendere che facciamo il procapite perché se tu sei in 6.000 persone e hai fatto 100 e io sono in 3.000 persone e ho fatto 90 forse ho fatto molto meglio di te e si potrebbe rispondere, ma si entra in un ping pong che personalmente ritengo stucchevole e inadeguato, poco elegante e inutile.
Sono assolutamente certo del fatto che oggi nel private banking valga e forse valeva anche in passato, senza il forse, dato che sono 40 anni che faccio questo lavoro, mantenere riservatezza, discrezione, una volta si diceva essere dei signori, ovvero guardare oltre e stare sopra le righe. Oggi abbiamo un grande vantaggio tra l'altro nel nostro settore, soprattutto nel settore del private, che è il non verbale, quindi in maniera signorile magari organizzo degli eventi con i miei più importanti clienti regalando loro un'emozione, non auto incensandomi e senza dire niente magari in quei contesti si riconoscono tra loro, ma nessuno aveva fatto il nome dei presenti, nessuno voglio che lo faccia, non voglio nemmeno che i miei colleghi mettano i nomi dei clienti sulle email che ci scambiamo, non mi interessa, non deve essere, si chiama riservatezza, salvo quando non è strettamente necessario ovviamente.

Allora se regalo delle emozioni ai clienti, loro attraverso quel gesto capiscono il valore che posso portare. Qualche sera fa abbiamo organizzato una serata a Maranello al Museo Ferrari, quindi abbiamo regalato un'emozione straordinaria ai nostri ospiti, cena si chiama nella sala dei trofei in mezzo alle macchine di Formula 1, i filmati, l'emozione, non hanno più finito di ringraziarci e una persona che per noi rappresenta anche un valore molto importante come cliente mi ha detto “Signor Ottavio si vede anche da queste cose quanto siete bravi a fare il vostro lavoro”. E lì è esattamente la chiusura del cerchio, attraverso una cosa completamente diversa, senza bisogno di incensarsi, una persona intelligente capisce che se sono bravo a fare quelle cose lì, passatemi la banalità del termine, sono bravo anche a far dell'altro. E in più oggi è diventato un bel segnale, e lì è un mondo che è cambiato nel giro di pochissimi anni, che se come professionista, se come consulente finanziario ho anche un evidente buon tenore di vita, vuol dire che sono bravo. Non conosco un professionista che abbia, un professionista bravo che non dimostri anche attraverso un tenore di vita, senza aver bisogno di esibire o sbandierare ovviamente, che è bravo, perché se guadagni bene, sintetizzo, vuol dire che sei bravo, vuol dire che porti valore ai tuoi clienti, o qualcuno conosce professionisti di successo che hanno l'agenda vuota e guadagnano molto poco, perché se qualcuno li conosce me la deve spiegare.
Quindi oggi, e torno al tema, la riservatezza, riservatezza, riservatezza, sempre, se, senza fare i nomi dei clienti, senza sbandierare nulla di più che il nostro essere, poi attraverso gesti che sono apparentemente non legati alla stretta attività, dimostrare quanto siamo bravi e quanto siamo attenti al valore che ci portano le nostre persone, prima ancora che clienti, dandoci fiducia tutti i giorni.

La riservatezza passa anche attraverso la massima attenzione di quello che facciamo fuori, se ci esponiamo in maniera non coerente con la nostra attività sui social media, e oggi è molto facile farlo, corriamo il rischio di perdere delle opportunità. Porto l'esempio, senza far nomi ovviamente, di un'operazione estremamente importante che ho concluso in una città che fa parte del contesto di area che coordino, dove il cliente espressamente mi ha detto io divento cliente se il tale non è coinvolto nell'operazione e io davo per scontato che invece lo fosse, perché fuori, lo vedo sui social, ha dei comportamenti che a me non vanno bene, quindi mi sono trovato a dover gestire col collega che pensava di avere un ruolo attivo nella chiusura di quell'operazione, doverlo tagliare fuori e spiegargli con fatti dimostrabilissimi che quei comportamenti non andavano bene, giustamente lui mi ha detto ma io fuori dal lavoro faccio quel che voglio, giustamente non tanto perché il nostro lavoro è 24 ore, 24 ore nei comportamenti che teniamo. Io vivo a Brescia, mi piacerebbe tanto ogni tanto andare in centro senza essermi fatto la barba da tre giorni, in infradito, pantaloni corti e maglietta, ma non posso farlo perché mi conoscono in tanti, conoscono un ruolo che ho e quindi bisogna stare molto attenti perché andrei a giocarmi una bella fetta di quello che è un rapporto molto importante con i clienti che è un rapporto fiduciario legato alla riservatezza, mi piacerebbe anche magari bere qualche birra in più in un locale, non è il caso, si fiderebbero di una persona che magari parla un po' troppo in un momento in cui è destrutturato, fuori dal lavoro? No, allora ecco perché la riservatezza non è una questione nel private banking che riguarderà il prossimo futuro ma riguarda assolutamente il presente e la differenza la farà l'attenzione maniacale al particolare, al dettaglio, lì si distingue il professionista.
In un mondo dominato dalla sovraesposizione mediatica, dove numeri e performance vengono continuamente messi in mostra sui social, nel private banking resta un valore che fa la differenza: la discrezione.

La riservatezza nella consulenza finanziaria è da sempre un pilastro fondamentale per costruire fiducia con i clienti. Non si tratta solo di proteggere i dati o di non divulgare informazioni sensibili, ma di adottare un atteggiamento coerente, professionale e rispettoso in ogni aspetto della propria vita.

Essere discreti significa:
  • evitare l’autocelebrazione e il confronto sterile sui numeri,
  • trasmettere valore attraverso esperienze ed emozioni riservate ai clienti,
  • mantenere una coerenza tra immagine professionale e comportamenti personali,
  • curare ogni dettaglio, perché nel private banking la fiducia si gioca sulle sfumature.


Un esempio concreto? Organizzare eventi esclusivi per i clienti, senza clamore mediatico ma con l’intento di far vivere un’esperienza unica. Questi momenti diventano una testimonianza silenziosa del valore del consulente, più efficace di qualsiasi post o dichiarazione.

In definitiva, la discrezione nel private banking non è un concetto legato al futuro, ma una realtà imprescindibile del presente. È ciò che distingue i veri professionisti e rafforza, giorno dopo giorno, il rapporto di fiducia con i clienti.