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Silenzio: La Leadership Invisibile

Leadership

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Ciao, sono Ottavio, Ottavio Corali.
Oggi parleremo del silenzio. Il silenzio in riunione di un collaboratore è il migliore indicatore del potenziale che può portarci.

Il silenzio in riunione è un tema estremamente interessante perché da parte di chi gestisce la riunione, io ricopro un ruolo dove molto spesso mi trovo a gestire la riunione, il silenzio si deve sapere che è una delle cose più difficoltose da gestire, anche perché il silenzio fa parte di una delle paure più importanti che ha l'uomo, che è la paura del vuoto, e anche il silenzio è un vuoto comunicativo.
Di fronte al silenzio delle persone normalmente si pensa non mi stanno capendo, oppure non ne hanno voglia, oppure l'argomento non interessa, oppure non sono con me. Io mi pongo da un punto di vista completamente diverso, che è dove sto sbagliando, perché nel mio ruolo devo essere in grado di far emergere in libertà il pensiero dei miei diretti collaboratori, sapendo che ricopro un ruolo dove a volte si può anche senza volerlo mettere soggezione, oppure con una parola detta nella maniera non corretta, troncare il discorso che voleva fare il mio collega e metterlo in difficoltà.
Per me questo è uno degli esercizi più interessanti, quindi mettere in condizione la mia squadra, io ho 17 collaboratori diretti, che non sono pochissimi, e voglio da ognuno di loro conoscere il pensiero, il loro parere sulla cosa che stiamo pianificando, il bello della squadra che coordino, che sono tutte persone diverse, quindi 17 valori che possono arrivare a me e trasversalmente tra loro. C'è il filosofo, sto pensando in questo momento tutte le persone che ho, c'è quello molto diretto, c'è il carro armato, lo chiamo, c'è quello che dice la sua a prescindere, c'è quello che se non stai attento sta zitto, sta zitto perché magari è tra gli ultimi arrivati e ha paura di far brutta figura, ha più voglia di ascoltare per vedere come vanno le cose, mentre invece non va bene.
Se sei lì sei bravo e nel mio ruolo è fondamentale gestire l'ascolto, valorizzare il pensiero di ognuno e fare in modo che ogni idea sia l'idea buona, poi le confronteremo, poi ci lavoreremo sopra, poi dopo impareremo ad ascoltarci, perché anche tra colleghi, quando si è in tanti, basta un gesto, anche nel non verbale alzo gli occhi al cielo mentre il mio collega parla e già questo lo induce a star zitto quando va bene, perché poi magari invece si arrabbia pure e quindi succede la baruffa.

L'ascolto attivo, lo chiamo io, quindi valorizzare il pensiero di uno, farlo emergere e il valore della diversità tra di loro, proprio di competenza, di modo di comunicare, è straordinario, perché si impara anche ad apprezzare e ad aspettare il modo che ha la persona che ho in riunione di esprimersi. E ci sono idee sempre completamente diverse, io vinco se ognuno di loro è critico costruttivamente nel pensiero che ho portato, nell'idea che ho portato in quella riunione, nel mio modo di vedere, porto un esempio come costruire un percorso che ci serva per raggiungere un determinato risultato, ma quello è il mio pensiero, magari influenzato dal fatto che negli anni tra virgolette ho sempre fatto così, ma poi non sono così perché adoro il cambiamento, ma questo ho sempre fatto così, che vuol dire anche cambiare spesso, mi ha portato successo e allora tendo ad appoggiarmi su quello che è un mio modo di pensare o di fare le cose, mentre invece mi interessano i pensieri di tutti quanti.
Il mio valore, la mia competenza manageriale, in questo caso nel gestire la riunione, fare in modo che tutti si sentano partecipi nella costruzione del percorso, magari come appena citato, portando il loro contributo, perché è il loro contributo che mi serve, perché questo mi serve anche a cambiare idea, a trovare, a fare sintesi dei pensieri di tutti, che condividiamo, e nel momento in cui si esce da una riunione e abbiamo lavorato su, in questo caso, 18 idee diverse, pensate che valore, 18 teste che hanno portato un contributo ed insieme trovano il percorso che è fatto della sintesi, allora avremo condiviso quel percorso, avremmo trovato la mediazione, avremmo trovato come valorizzare il pensiero di ognuno ed uscire da quella stanza con le idee chiare, senza problemi, e veramente con la voglia di far bene in squadra, sostenendoci l'un con l'altro e facendo in modo che questa idea finale, che è nata dalla sintesi di tutti i pensieri, sia quella vincente.


E così continua a essere, è un nostro modo di lavorare, un mio modo di lavorare, non potrei prescindere da questo, sennò mi circonderei dei famosi yes men che non servono a nulla, e magari come ti giri poi non hanno voglia di far la cosa perché non è la loro cosa, e il risultato finale è proprio questo. Può capitare che frequentemente l'ultimo arrivato o il meno sicuro su un dato argomento stia zitto, ascolti, oppure nella migliore dell'ipotesi prenda il parere, l'idea del collega che gli è piaciuta di più e dice la penso come lui, anche io farei la stessa cosa. Non mi fermo e non mi accontento, io voglio il suo parere, voglio che si senta assolutamente tranquillo nell'esprimerlo, e state sicuri che nel momento in cui questa persona riuscirà ad esprimersi, tante volte porta l'idea giusta, perché ci ha pensato, non aveva paura a dirla, perché magari era completamente diversa da tutte le altre, e lì io ho vinto, voglio l'idea completamente diversa da tutte le altre, e da quel giorno quell'uomo sarà contento di dire il suo parere, porterà valore agli altri, ascolterà gli altri in maniera attiva, e si crea quel clima di collaborazione e di valorizzazione dei talenti trasversale, che è l'ascolto non tanto e solo mio nei confronti degli altri, ma anche gli altri nei miei confronti e soprattutto tra di loro. Lì hai creato il momento di crescita come squadra e come valore manageriale e sintesi dell'unica idea, quella che non usciva, che alla fine è quella buona.
Usciremo da una stanza con la sintesi delle 18 idee, che diventa l'idea di tutti, diventa il modo di tutti, e per forza andremo fuori col sorriso a portare il valore ai nostri colleghi, e il fatto certo è che quel percorso verrà seguito, verrà passo passo anche migliorato, cambiato, sempre attraverso lo scambio l'un con l'altro, e quel risultato che volevamo ottenere sicuramente verrà ottenuto.

 
Nel mondo della leadership aziendale, spesso si dà importanza a chi parla di più, a chi guida la conversazione o impone le proprie idee. Ma esiste una forma di leadership silenziosa, invisibile, che risiede nell’ascolto, nella capacità di cogliere il valore nascosto dietro il silenzio di un collaboratore.

In una riunione di lavoro, il silenzio non è assenza. Al contrario, può essere un segnale potente: di riflessione, di timore, di rispetto o semplicemente di una personalità più riservata. Come leader, è fondamentale saper leggere questi segnali e trasformarli in opportunità.

Nel mio metodo di lavoro metto al centro l’ascolto attivo e la valorizzazione della diversità di pensiero. Coordino un team di 17 persone, ognuna con il proprio modo di comunicare e contribuire. Il mio obiettivo è creare uno spazio sicuro dove ogni voce, anche quella più silenziosa, possa esprimersi liberamente.
Perché solo quando tutti partecipano davvero, si costruisce un’idea condivisa, solida e sostenibile.

Un percorso frutto della sintesi di pensieri diversi, e non dell’imposizione di una sola visione.